DIVORZIO ALL’ITALIANA: LA FEDERAZIONE GINNASTICA ITALIANA DI FRONTE AL MOVIMENTO SPORTIVO CATTOLICO (1903-1908)

Il movimento cattolico inizia ad esplorare la sfera delle attività ludico-motorie tra il 1890 e i primi anni del Novecento. Ai pionieri non fanno difetto né l’entusiasmo né l’intraprendenza, ma le loro iniziative, sparse a macchia di leopardo sul territorio e non di rado osteggiate dalle autorità ecclesiastiche, non sembrano preludere ad una crescita impetuosa.

L’apparizione sulle scene di un nuovo protagonista lascia inizialmente indifferente la Federazione Ginnastica Nazionale (FGI), che da tempo si dibatte tra la vastità delle ambizioni e la gracilità dell’impianto organizzativo. Ostinata nel rivendicare il diritto esclusivo alla rappresentanza dell’educazione fisica e dello sport nazionali, la federazione si professa apolitica e aconfessionale.pdf......clicca sull'icona per visualizzare l'intero documento

IL MOVIMENTO SPORTIVO CATTOLICO IN ITALIA

LE ORIGINI

Le prime società ginnastiche cattoliche sorgono in Italia nell’ultimo decennio dell’Ottocento. La loro costituzione si appoggia a tutte le tipologie del circuito organizzativo cattolico: 1) gli oratori ispirati alla pedagogia dei santi educatori che operano in Piemonte, in Lombardia, a Roma in accesa competizione con i ricreatori laici di ispirazione massonica; 2) i circoli giovanili promossi dal baluardo del cattolicesimo intransigente, l’Opera dei Congressi; 3) le sezioni specializzate della più antica e solida forma organizzativa del laicato cattolico, la Società della Gioventù Cattolica, attestata su posizioni più concilianti; 4) le realizzazioni del movimento democratico-cristiano che dal 1897 ha avviato un articolato progetto di rinnovamento sociale.pdf......clicca sull'icona per visualizzare l'intero documento

COME TUTTI FIERAMENTE VOGLIAMO. LO SPORT ITALIANO ALLA GRANDE GUERRA

La Federazione Ginnastica Nazionale: “Abbiamo coscienza che questa nostra guerra è santa e inevitabile. Benediciamo, esaltiamo questo nostro eroico esercito, sangue del nostro sangue, falange superba di uomini liberi”. Il Touring Club Italiano: “Oggi squilla la diana della riscossa. Tutti dobbiamo trovarci pronti e risoluti, uniti in cuore dalla fede saldissima nella maggiore grandezza dell’Italia”. Il Club Alpino Italiano: “Accorriamo col cuore acceso di sacro amore per la Grande Madre comune a dare ad essa tutta l’opera nostra e il nostro sangue. Alto, o fratelli, i cuori, alte le insegne! Avanti, avanti, o Italia nuova e antica”. La Stazione Universitaria del Club Alpino Italiano: “E’ giunta l’ora che le nostre virtù di montagna ci siano buone virtù di guerra, perché ora dalle protese rupi la Patria chiama. Congiungiamo il fucile alla piccozza e alla corda per la crociata che la Patria bandisce”.pdf......clicca sull'icona per visualizzare l'intero documento

“FRATELLI, PRENDETE LE ARMI!”.

LA MOBILITAZIONE DELLE FORZE SPORTIVE NELL’IMMINENZA DELL’INTERVENTO ITALIANO NELLA GRANDE GUERRA

Rullano i tamburi, squillano le trombe, sventolano i vessilli. Sfila il corteo dello sport italiano che va alla guerra, in un turbinio di sigle per il cui inventario servirebbe un Prévert. Passano le veterane, passano gli arruolati dell’ultima ora: società ginnastiche e di tiro, palestre marziali, associazioni sportive e polisportive, sodalizi alpinistici ed escursionistici, istituzioni fiancheggiatrici come il Touring Club Italiano, la Lega Navale Italiana, la Lega Aerea Nazionale, l’Audax, l’Aitante Italiano, gli organismi irredentisti.

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LA GRANDE GUERRA E LO SPORT

Squillano le trombe, rullano i tamburi, sventolano i vessilli. Lo sport italiano va alla guerra. Sfilano in corteo le veterane, società ginnastiche e di tiro a segno, sodalizi alpinistici ed escursionistici, istituzioni fiancheggiatrici come il Touring Club Ciclistico Italiano, l’Audax Ciclistico, la lega Navale Italiana, la Lega Aerea Nazionale. Passano le reclute, i battaglioni studenteschi riuniti nella federazione nazionale Sursum Corda, i volontari ciclisti, automobilisti, motociclisti, motonauti, aviatori, alpini, sciatori, cacciatori, marinai, le guide a cavallo, i reparti scout laici e cattolici.

Passano i nuclei di borghesi militarizzati, nei cui ranghi marcia fieramente uno dei maggiori storici italiani, il quarantenne professore Gioacchino Volpe.pdf......clicca sull'icona per visualizzare l'intero documento

LO SPORT ITALIANO ALLA GRANDE GUERRA

QUATTRO QUESITI PER UNO STORICO

Ringrazio a nome della Società Italiana di Storia dello Sport il professor Torresani ed il Panathlon per l’invito a parlare in sedi tanto prestigiosi. Il centenario dell’intervento italiano nella Grande Guerra ha prodotto un profluvio di mostre, di convegni, di saggi che hanno preso in esame pressoché tutti gli aspetti di un evento tanto complesso quanto controverso. All’attenzione degli storici non è sfuggito lo sport che, nella sua dimensione di fenomeno sociale e culturale, offre stimolanti prospettive di ricerca e di analisi. Basta scorrere l’indice del volume che raccoglie gli atti del convegno “Lo sport alla Grande Guerra” tenuto nel maggio del 2014 all’Istituto Geografico Militare di Firenze per rendersi conto della molteplicità dei temi posti sul tappeto.pdf......clicca sull'icona per visualizzare l'intero documento

LO SPORT ITALIANO ALLA GRANDE GUERRA TRA CONTINUITA’ E FRATTURE

Vi ringrazio dell’invito a nome della Società Italiana di Storia Militare e della Società Italiana di Storia dello Sport, che qui rappresento.

Occupandomi di storia da oltre quarant’anni sono scivolato ineluttabilmente dallo stadio della giovane promessa a quello del vecchio rompiscatole, facendo il callo alle occhiate superciliose di chi continua a considerare figli di una Clio minore quanti hanno scelto come terreno di indagine le pratiche motorie. Il tempo mi rafforzato nella convinzione che lo sport, in quanto fenomeno economico, sociale, culturale e politico, è in grado di predisporre un punto di osservazione prezioso e in molti casi insostituibile per comprendere lo svolgimento delle vicende storiche, per formulare e verificare ipotesi, per affrontare questioni di grande rilievo.pdf......clicca sull'icona per visualizzare l'intero documento

LO SPORT FASCISTA

Per addentrarci in una realtà complessa come quella rappresentata dallo sport fascista dovremmo star qui a parlare fino a domani. E forse non basterebbe. Ho scelto perciò di concentrare la relazione su un aspetto particolare che mi auguro possa suscitare il vostro interesse, le funzioni affidate dal regime all’educazione fisica scolastica ed extrascolastica ed il ruolo svolto dagli insegnanti e dagli istruttori.

Proverò a sintetizzare le tappe di attuazione, ad evidenziare ciò che questa componente strategica è in grado di dire sul sistema complessivo, a tracciare un bilancio dell’esperienza.pdf.......clicca sull'icona per visualizzare l'intero documento

O ROMA O MOSCA: DUE MODELLI SPORTIVI “RIVOLUZIONARI” A CONFRONTO

“I portavoce del totalitarismo possiedono un infallibile istinto per tutto ciò che la normale propaganda e l’opinione pubblica passano sotto silenzio, conferendo rilievo ad ogni cosa nascosta o ignorata a prescindere dalla sua importanza”. Tra le cose nascoste o ignorate cui fa riferimento la penetrante osservazione di Hannah Arendt vanno sicuramente annoverate le attività motorie, che all’interno dei tre grandi totalitarismi del XX secolo si strutturano in sistemi innovativi nei principi organizzativi come nei presupposti ideologici.  Nella mia relazione prenderò in esame lo sport sovietico e lo sport fascista, mettendone in evidenza,.....pdf.......clicca sull'icona per visualizzare l'intero documento

IL GIRO DEL 1948: UN’ARENA POLITICA

LA CORSA

I 77 concorrenti, suddivisi in 11 squadre rappresentano il gotha del movimento ciclistico nazionale.
A mezzogiorno di sabato quindici maggio 1948, starter il presidente del CONI Giulio Onesti, subentrato all’ultimo momento a Giulio Andreotti, prende il via dalla periferia di Milano la trentunesima edizione del Giro d’Italia. La Bianchi schiera Coppi, la Legnano Bartali e Leoni, la Wilier-Triestina Cottur e Magni, l’Atala Ortelli e Bevilacqua, l’Arbos Volpi, la Benotto Astrua, la Cimatti Cecchi. Completano il campo i francesi della Peugeot e i belgi della Lygie.

Suddiviso in 19 tappe, il percorso si snoda lungo 4.164 chilometri.pdf.......clicca sull'icona per visualizzare l'intero documento

L’IMPORTANTE E’ NON PARTECIPARE: I BOICOTTAGGI OLIMPICI DAL 1976 AL 1984

“No, no…allora non vengo. Che dici, vengo? Ma si nota di più se vengo o se non vengo per niente? Vengo! Ci vediamo là. No, non mi va, non vengo. No, ciao, arrivederci”. 

La ricordate? E’ una delle più celebri masturbazioni cerebrali di Michele, il nevrotico protagonista di “Ecce Bombo”. Ma nemmeno i componenti della grande famiglia olimpica scherzano quanto a confusione di idee. Per ottant’anni hanno fatto il diavolo a quattro per essere invitati alla festa quadriennale che sintetizza gli assetti di un ordine mondiale in continua trasformazione.pdf......clicca sull'icona per visualizzare l'intero documento